La caverna emotiva

14 Maggio 2014 admin 0 Comments

La metafora della liberazione dell’uomo dalle catene della sua esperienza limitata ed il raggiungimento della pura conoscenza della realtà è comune a molte filosofie, religioni e culture.
La letteratura, la scultura, il cinema tutte le arti sono ricche di storie di uomini che, sfidando i luoghi comuni dei contemporanei, si sono “liberati dalle catene” dell’opinione arrivando a scoprire un concetto di verità relativa, per poi condividerla, sempre guadagnando rispetto ed ammirazione. Nel Novecento il mito della caverna è divenuta una metafora che simboleggia quanto i mass media influenzino e dominino l’opinione pubblica, interponendosi tra l’individuo e la notizia, manipolando quest’ultima secondo necessitá.
Nel film Il conformista di Bernardo Bertolucci, ambientato durante il Ventennio, un professore si serve del mito della caverna per illustrare la condizione di accecamento morale e politico prodotta dal fascismo.
Nella trilogia Matrix, la razza umana è controllata e sfruttata dalle macchine, che fanno credere loro di vivere liberamente nel mondo del XX secolo, mentre in realtà la tengono imprigionata, coltivando uomini e donne per trarne l’energia necessaria alla loro sopravvivenza meccanica. La gente vive senza accorgersi minimamente della realtà perché vive collegata ad un sistema informatico, chiamato appunto Matrix dai dissidenti, che invia impulsi elettrici al cervello umano, convincendo gli uomini di vivere in un mondo che, in realtà, non esiste più da centinaia di anni.
Come gli uomini incatenati all’interno della caverna di Platone, passiamo l’intera esistenza rivolti verso l’illusione, per la quale ci affanniamo tanto, senza ascoltare, senza sentire che da un tempo immemore una parte profonda, sempiterna, di noi ci cerca, ci chiama, ci desidera. Vuole che la guardiamo, che la ascoltiamo, perché lei, solo lei, ha la chiave.
Nel film The Truman Show, il protagonista crede di vivere in una tranquilla cittadina americana; è abituato a considerare “reali” i suoi amici, il suo lavoro, il suo paese, la sua fidanzata. In realtà egli vive, fin dalla nascita, in un reality show televisivo di cui è l’unico inconsapevole protagonista e le persone con le quali ogni giorno comunica sono semplicemente delle comparse del programma.
Nel film V per Vendetta la protagonista Evey Hammond viene imprigionata e torturata per estorcerle delle informazioni. Poi si scoprirà che quel luogo di prigionia era solo un’illusione creata dal suo mentore V affinché Evey potesse liberarsi dalle paure che la tenevano incatenata. Come un novello Platone, il personaggio di V scopre un inganno volto a sottomettere l’umanità e tenta di liberarla, a cominciare dalla sua discepola Evey Hammond e dall’ispettore Eric .
Una interpretazione ancora più semplicistica mette in parallelo questa allegoria con quella dell’illuminazione. Come prima cosa, l’uomo deve svegliarsi da quel sonno che viene chiamato “vita” (equivalente alla liberazione del prigioniero); in seguito egli si rende conto delle finzioni che l’uomo credeva entità reali (le ombre sulla parte della caverna); infine, egli giunge a vedere la verità per quella che è realmente (il sole ed il mondo all’esterno della caverna). L’istinto dell’uomo è quello di liberare gli altri prigionieri per condividere le sue scoperte, ma questo tentativo è inutile, in quanto i prigionieri non possono e non vogliono vedere oltre le rassicuranti ombre ed attaccano il portatore della verità.

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